Arriva la nuova etichetta di origine europea che però rischia di vanificare le norme italiane sull’obbligo di indicare – sempre – la provenienza della materia prima in special modo su pasta, riso, latte e prodotti del pomodoro.
Anche l’Italia ha votato a favore e immediatamente si è alzata la critica di Coldiretti che ha avviato una petizione contro il provvedimento comunitario.
Obbligo limitato: un passo indietro
Ieri a larga maggioranza gli Stati membri della Ue, con l’eccezione della Germania e del Lussemburgo che si sono astenuti – hanno approvato il regolamento esecutivo (che richiama l’attuazione dell’articolo 26 del Regolamento 1169/2011) che si applicherà a partire dal 1° aprile 2020. Cosa prevede la norma? I produttori saranno obbligati a fornire nelle etichette alimentari le informazioni sull’origine, solo quando il luogo di provenienza dell’alimento è indicato – o anche semplicemente evocato – in etichetta e non è lo stesso di quello del suo ingrediente primario. Ad esempio: se un pacco di pasta lavorata in Italia riporta il tricolore dovrà indicare se l’origine del grano è estera, se cioè “l’ingrediente prevalente” proviene da altro paese. Così come un salume dovrà specificare l’origine della carne suina proviene dalla Germania o dalla Polonia e sulla confezione si fa riferimento con “segni, simboli” all’italianità del prodotto. Di sicuro un passo indietro per le normative italiane appena approvate su pasta, riso, latte (come prodotto e come ingrediente) e prodotti del pomodoro: oggi ad esempio su una confezione di spaghetti è sempre obbligatorio inserire l’indicazione della provenienza del grano, a prescindere se sul campo visuale principale dell’etichetta venga o meno indicato o evocato un paese.
Aziende libere di scegliere il tipo di riferimento geografico
Ma le trappole per il consumatore italiano sembrano non essere finite qui. Il Regolamento concedere infatti un eccesso di delega agli operatori del settore alimentare in quanto potranno essere liberi di scegliere il tipo di riferimento geografico. Su questo il provvedimento approvato lascia molta flessibilità sulla portata geografica del riferimento all’origine (da “Ue/non Ue”, fino all’indicazione del paese o della regione).
Salvi i Dop, Igp e Stg (e pure i marchi registrati)
Le nuove norme, come precisa il Sole 24 Ore, comunque non si applicheranno ai prodotti Dop, Igp e Stg, né a quelli a marchio registrato che, a parole o con segnali grafici, indicano già di per sé la provenienza del prodotto. In questo modo, però, potrebbero trovare una facile esenzione dall’obbligo anche le aziende che praticano l’Italian Sounding (il falso cibo italiano). Perchè hanno un marchio registrato e, spesso, un vago richiamo all’Italia (anche se italiani non sono).
Coldiretti sulle barricate
Coldiretti, da sempre contraria a restringere l’obbligo dell’indicazione di origine al solo “ingrediente prevalente”, sale sulle barricate: “L’Europa ha perso l’occasione per combattere il fake a tavola con un’etichetta trasparente che indichi obbligatoriamente l’origine degli ingredienti impiegati in tutti gli alimenti. Il provvedimento lascia spazio a margini di incertezza interpretativa costituendo l’occasione per promuovere molteplici
contenziosi“. Nel frattempo l’associazione ha avviato una raccolta di firme contro il nuovo regolamento.