Sono già tre le famiglie polesane che negli ultimi mesi si sono rivolte all’associazione Lega Consumatori di Rovigo per chiedere assistenza legale per recedere dal contratto di acquisto di un depuratore d’acqua proposto da un’azienda padovana con modalità poco ortodosse e, a quanto riferito dagli interessati, vessatorie e minacciose.
Il racconto è identico da parte dei clienti. Viene fissato un appuntamento telefonico per un primo incontro illustrativo del prodotto senza impegno, poi si presenta a casa un collaboratore dell’azienda che propone l’impianto, senza alcuna brochure con le caratteristiche tecniche o una scheda illustrativa dell’azienda, da pagare in piccole rate di circa 34 euro al mese per 15 anni, per un valore di alcune migliaia di euro. Il cliente accetta e firma un contratto senza però definire le modalità di pagamento, A quello ci avrebbe pensato un altro responsabile commerciale.
Dopo un po’ di tempo la ditta di Padova invia un tecnico per l’installazione e dopo aver fatto trascorrere più giorni di quelli previsti per un eventuale recesso, arriva l’ultimo incaricato. E sono qui che sorgono i veri problemi.
“Io fortunatamente sono riuscita a togliermi questo fardello, grazie alla Lega Consumatori – racconta G.B. – anche perché dopo l’installazione saltava sempre la corrente. Continuava a chiamarmi credo il titolare dell’azienda con toni aggressivi che ho registrato e quando è venuto il tecnico a disinstallarlo l’ho persino filmato, perché non mi fidavo”. “E’ stata un’esperienza molto negativa – afferma G.G. -. Volevamo prendere il depuratore per la mia bambina che è molto piccola e abbiamo firmato il contratto che prevedeva una rata di 32 euro al mese per 14 anni. Poi, però, hanno cambiato le carte in tavola, la rata è triplicata e per di più, per scaricare i costi, mi hanno fatto attivare un finanziamento. Non nascondo che piangevo quando mi hanno detto che non avevo altra possibilità, perché non lavoro e con uno stipendio anche 60 euro in più fanno la differenza. Ho provato a dire che non volevo più il depuratore, ma mi hanno minacciato dicendomi che avrei dovuto pagare il 30% del suo valore, una clausola che non era scritta nel contratto. L’incaricato non ha avuto alcuno scrupolo e nemmeno un po’ di comprensione”. “A me continuava a scrivere su whatsapp o a telefonare il titolare – continua B.F. – nonostante avessi detto chiaramente che mi ero rivolta alla Lega Consumatori e che avrebbe dovuto rivolgersi all’associazione”.
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