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Questo è amore!

Cristina Cafferata – Vice Presidente Lega Consumatori Liguria

Camminano per strada sicure, truccate. Sono piccole, ma grandi nell’atteggiarsi: hanno il futuro in mano, non servono più le bambole per vivere le loro avventure. Non sorridono se non tra di loro o mentre guardano il cellulare: sono pronte a sfidare il mondo.

Anche i ragazzi sono autoreferenti e negano fragilità emotive o insicurezze. Vogliono vivere, ma i genitori li ostacolano. Loro sono vecchi, non capiscono i tempi ed i cambiamenti.

Non solo sono criticati per gli eccessi che catapultano nell’età adulta, ma non capiscono la necessità del vivere sui social e di conoscere gli influencer: loro sì, conoscono tutto e la verità. A chi possono affidare i loro segreti e sogni? Alla famiglia no: non sono cattivi i genitori, ma sono per loro inadeguati, sempre presi da mille impegni e con i conti. Eppure sono feroci le critiche dei ragazzi per innestare i sensi di colpa per le assenze (separazioni, soldi, tempo).

Cosa è successo alla famiglia? Una volta bastava l’esempio di un genitore per segnare comunque il percorso dei valori dei figli: oggi no.

Si ci domanda se siano stati detti troppo si: si, sicuramente. Nell’ottica di dare di più di ciò che si è avuto e di compensare le lacune di tempo e di attenzione che oggi si diffondono, ecco che si è permesso di sviluppare giovani e ragazzi troppo individualisti e poco empatici anche tra di loro.

Nel loro mondo ci sono le foto scattate nei bagni dove occorre far vedere la bellezza e la felicità, ma nei messaggi il linguaggi è aggressivo, pieno di parolacce ed insulti. Si perché i social creano stress e tensione ai ragazzi: i limiti vanno superati e velocemente. Da oltre 20 anni gli studi di tutto il mondo ammoniscono gli adulti spiegando che si sarebbero pentiti di aver dato in mano ad un bambino un cellulare…

Si..i genitori lo sanno..è che è difficile gestire la situazione ed ammettere gli errori commessi… Manca l’ambizione positiva e propositiva: non hanno mai fatto una ricerca consultando dieci libri; non hanno dovuto sudarsi un premio o un regalo. Ed in un quadro e periodo storico di massima disgregazione sociale, difficoltà economica, fragilità diffuse nei diversi gruppi sociali e grande incertezza a livello mondiale, i mass media amplificano le notizie di delitti ed accadimenti feroci, rischiando di creare un maggiore interesse anche verso tutto il mondo “nero ed oscuro” di internet.

La famiglia, ormai indebolita, fagocitata dagli impegni, è paralizzata. Non riesce a spiegare che ogni relazione ha il suo tempo per arrivare, che la comunicazione è graduale sia a livello amicale che sessuale: internet spiega l’amore con i suoi sistemi per far soldi: porno, webcam caserecce, tutto è acquistabile, tutto è fruibile.

Come mai le notizie della cronaca nera sembrano a tutti distanti e soffuse: non riguardano il proprio ambiente, poi chissà cosa è vero e cosa no, chissà che educazione c’era alle spalle….

Il femminicidio è solo una dei vari aspetti di una realtà, sempre più alterata nella percezione e vista come da rifuggire o eliminare.

E’ la modalità in cui si vivono le emozioni che spaventa: violenza, aggressività, assenza di elaborazione del no, tutti la fanno da padroni.

Nulla più offende la sensibilità, tutto scivola addosso: ed una minima fugace attenzione può destabilizzare.

Io credo debba essere rivendicata la facoltà di essere feriti, offesi, e non accettare supinamente quanto la cronaca porta alla ribalta…Ah sii.. ha ucciso tutta la famiglia..ok.. va bene..

Destiamoci da questo sonno, che ci vuole come un gruppo di lobotomizzati che cammina a caso senza un lista delle priorità.

Difendiamoci e difendiamo i ns valori, la famiglia ed i giovani: la luce che illuminerà il domani. Prendiamo un foglio bianco e pensiamoci molto malati in un letto: oltre che guarire, che cosa avrebbe importanza e senso? Chi vorremmo avere vicino? Pensiamoci in un salone pieno di estranei, dove il relatore chiede a tutti i presenti di chiudere gli occhi con una benda e poi di rispondere sinceramente alle domande poste.

Alzi la mano chi ha subito violenza psicologica..alzi la mano chi ha subito violenza fisica..alzi la mano che ha subito anche tentativi di violenza sessuale… Pensiamoci come pubblico prima, come osservatore esterno poi….Poi vediamoci come se fossimo i relatori (che dire e con quali parole) ed infine pensiamoci come attori, nel senso di “che fare adesso”? Nell’arco temporale di una decina di anni non ci saranno più le risorse (sia di tempo che economiche che di memoria) offerte dal vecchio sistema dei “nonni”. Senza tale voce importante di ogni bilancio famigliare vi sarà una ulteriore frattura di un sistema che è già seriamente compromesso.

La superficialità, l’assenza di riferimenti e la poca propensione al sacrificio possono aggravare un ambiente già debilitato e saturo di problemi, dove vie scelta come soluzione la strada più facile: il disinteresse. Ma allora da dove partire? Come aiutare i giovani ad affrontare i sentimenti in maniera aperta e a riconoscere quando una relazione diventa tossica?

Cosa è amore ? Affetto, amicizia, eros e carità, per sé e per l’altro: mettersi al posto dell’altro, confrontarsi. Ripartiamo dall’educazione (educare, dal latino, tirar fuori) e dalla comunicazione (“che compie il suo incarico insieme con altri, rivendicandone i benefici”), risvegliando la sensibilità per gli altri: i vicini, i compagni, gli anziani. Ripartiamo spegnendo il cellulare la sera e rimaniamo in ascolto: cerchiamo nuove parole per spiegare le ns paure, le ns fragilità e le ns difficoltà. La modernità vuole l’autoisolamento dei giovani, narcisi ciechi davanti ai bisogni altrui ma ricordiamo che una percentuale altissima dell’individuo è data dalla sua famiglia d’origine: anche lo stato deve incentivare un sistema che è vincente solo se valorizza le politiche educative ed economiche per la formazione primaria sociale fondamentale.

Solo investendo nei contenuti, oltre che nella forma, si può ottenere che i ragazzi non abbiano dubbi tra cosa è amore e rispetto e cosa non lo è.

Se è amore non soffoca, non limita, non vuole prevaricare, non vuole isolare, non vuole controllare…ma solo cura.. l’aiutare il fiorire sano dell’altro..

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Chi siamo

La Lega Consumatori, nata nel 1971 dalle Acli Milanesi in un’epoca di cambiamento sociale, si è sviluppata come movimento educativo e sociale cristiano, impegnato nel servizio, nell’informazione e nella proposta sociale e politica. È diventata la seconda associazione di consumatori in Italia, contribuendo al percorso consumeristico nazionale e all’introduzione della conciliazione paritaria come modello ADR. Si impegna con istituzioni e imprese per il bene comune e la sostenibilità, promuovendo un ruolo attivo dei consumatori come portatori di interessi nel contesto della globalizzazione, ispirandosi ai principi di equità e solidarietà.

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